Difesa attiva delle colture, nuove opportunità per gli agricoltori, ma il presupposto resta garantire la redditività delle aziende

Visita di una delegazione del Boerenbond belga alle aziende associate Cia Romagna con grande interesse per le tecniche impiegate
Una delegazione del Boerenbond, la più importante organizzazione agricola delle Fiandre, ha fatto tappa nelle scorse settimane in Emilia-Romagna per una visita ad alcune delle realtà più rappresentative del territorio, tra cui la società agricola Fantini Andrea e Alteo di Ravenna. Ad accogliere gli ospiti sono stati il vicepresidente di Cia Romagna, Lorenzo Falcioni, e il direttore Alessia Buccheri, che hanno guidato la delegazione belga tra vigneti e frutteti.
Grande l’interesse mostrato dai visitatori per le tecniche adottate in campo per proteggere le produzioni dai rischi sempre più frequenti, come la grandine o gli attacchi parassitari. Sono stati illustrati, ad esempio, i sistemi di difesa meccanica con reti anti-insetto e anti-grandine, o le pratiche di confusione sessuale tramite feromoni, che consentono di inibire la riproduzione dei parassiti riducendo la pressione sulle colture senza l’uso di sostanze chimiche.
«La difesa attiva delle colture – spiega Lorenzo Falcioni – si divide sostanzialmente in due categorie: la difesa meccanica, che richiede investimenti importanti in reti e strutture, e la difesa chimica, che interviene in maniera mirata quando si manifestano patogeni fungini o insetti. Negli ultimi anni, per effetto di scelte politiche europee orientate all’ambientalismo e alla tutela della salute, il numero di molecole autorizzate si è drasticamente ridotto. Di conseguenza, gli agricoltori hanno sempre meno strumenti a disposizione per contrastare avversità che invece aumentano di intensità e frequenza».
Per Cia, prima di togliere soluzioni esistenti, occorre garantire agli agricoltori nuove opportunità di difesa, sia dal punto di vista tecnico che normativo. «Le tecnologie di evoluzione assistita (TEA) e la cisgenesi – prosegue Falcioni – rappresentano un’evoluzione fondamentale: nuove tecnologie che permettono di intervenire geneticamente all’interno della stessa specie, accelerando i processi di miglioramento varietale e offrendo risposte più rapide. In Italia la sperimentazione è già partita, ma episodi di contestazione, come la vandalizzazione ed estirpazione di piante sperimentali, hanno rallentato un percorso che invece dovrebbe essere sostenuto con decisione».
La mancanza di strumenti adeguati rischia anche di incentivare pratiche scorrette e il mercato nero. «Se un agricoltore non riesce a difendere i propri raccolti – osserva il vicepresidente di Cia Romagna – si apre la strada a prodotti non certificati o importati dall’estero con regole diverse, generando concorrenza sleale e minando la sicurezza alimentare. La tutela della salute deve valere per tutti, non solo per chi produce in Europa».
L’Emilia-Romagna è da sempre all’avanguardia su molte tecniche di lotta integrata, come l’impiego di insetti utili o la confusione sessuale. “In Romagna – ricorda – l’utilizzo di insetti antagonisti è ormai una tradizione di innovazione che dura da oltre 40 anni. Tuttavia, i costi elevati limitano la diffusione di queste pratiche, soprattutto in un contesto in cui le aziende agricole faticano a mantenere redditività”.«Alla fine – conclude Falcioni – la priorità per le imprese agricole rimane il reddito. È da lì che discende tutto: la possibilità di investire in innovazione, di adottare tecniche più sostenibili, di garantire qualità e sicurezza al consumatore. La sostenibilità, per essere reale, deve essere non solo ambientale ma anche economica e sociale».
