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Grano, il raccolto 2005 compresso da situazioni climatiche avverse

Annus horribilis per il grano duro 2024 con il record negativo di nemmeno 3,5 milioni di tonnellate totali, considerato soprattutto l’aumento delle superfici seminate nel Centro-Sud. Questa la situazione a livello nazionale condizionata dalle piogge durante il periodo di semina, ma soprattutto dalle alte temperature di metà maggio che non hanno permesso una corretta riempitura della spiga, così da portare le rese sotto le attese.

Resta l’annoso problema del prezzo, con il grano duro quotato poco più di 30 euro al quintale, ancora al di sotto dei costi di produzione e notevolmente aumentati negli ultimi anni.
Stabili i raccolti in altre aree di produzione come l’Emilia Romagna.

“Nel nostro areale produttivo i grani teneri si sono salvati, con medie superiori ai 60 quintali per ettaro – spiega Marco Bergami, cerealicoltore e vice presidente di Cia Emilia Centro – . La qualità non è altissima, ma adeguata alla stagione. I ‘duri’ sono stati fortemente penalizzati, soprattutto per quei campi in cui non si è riusciti a fare la prima concimazione. Il frumento è una delle coltivazioni cerealicole più diffuse, ma anche quella più a rischio per via dei costi di produzione sempre in aumento- osserva Bergami -. I mezzi tecnici incidono enormemente e perdiamo di competitività anche per questo fattore.
Servono anticipazioni colturali importanti a partire da settembre e ottobre, ma andiamo a raccogliere a fine giugno, senza la certezza di ciò che riusciremo a realizzare. Le nostre imprese si impegnano per produrre qualità – conclude Bergami – ma bisogna contenere i costi dei mezzi tecnici per poter essere competitivi e proseguire in un settore, quello cerealicolo in generale, che rappresenta una quota importante dell’economia agricola regionale e nazionale”.

cereali, grano duro, Marco Bergami

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