Il futuro delle aree interne

La recente “Lettera aperta al Governo e al Parlamento”, sottoscritta da oltre 140 tra Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati, tra i quali Mons. Gian Carlo Perego, ha riportato al centro del dibattito la condizione delle aree interne italiane, quei territori fragili segnati dallo spopolamento, dall’invecchiamento e dalla carenza di servizi.
La dinamica demografica ferrarese parla chiaro. In alcune zone la desertificazione è ancora più evidente: i comuni del delta hanno visto dal 1951 al 2021 un crollo di oltre 40.000 persone. Ferrara ha l’età media più alta dell’Emilia-Romagna e il tasso di natalità più basso della regione. Persino l’edilizia riflette questo declino: in provincia si contano circa 40.000 abitazioni non occupate, una vera e propria “città fantasma”.
In questo scenario, un ruolo decisivo lo svolgono gli agricoltori, spesso gli ultimi rimasti a presidiare territori segnati dall’abbandono. Non parliamo soltanto di produzione di cibo: chi coltiva queste terre garantisce anche la cura del paesaggio, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la salvaguardia della biodiversità. Eppure troppo spesso questi uomini e queste donne sono lasciati soli, schiacciati tra margini economici ridotti, burocrazia soffocante e prospettive incerte.
Di fronte a questi dati, guardare a Ferrara come a una provincia segnata da un destino già scritto sarebbe un errore. Le nostre campagne e comunità non sono zavorre, ma risorse preziose per l’intero Paese. Serve però uno scatto di coraggio: sostenere chi vive e lavora in queste aree, rafforzare i servizi di prossimità, investire in innovazione agricola, turismo sostenibile e infrastrutture digitali.
Ferrara deve raccogliere l’appello episcopale: invertire la narrazione sulle aree interne, promuovere un percorso condiviso, generare un ripopolamento delle idee prima ancora che demografico.
Servono azioni concrete: incentivi economici e fiscali, servizi digitali e telemedicina, turismo sostenibile, tutela del patrimonio culturale, connessioni di trasporto, innovazione agricola, banda larga, trasporto locale qualificato.
Ferrara abbia il coraggio di questo sguardo nuovo: occhi aperti, visione lunga, comunità coesa. Solo così si potrà riscrivere il destino di territori oggi fragili, perché domani possano tornare protagonisti.
Perché se è vero che il domani dell’Italia si gioca nelle città, è altrettanto certo che senza le sue campagne, i suoi agricoltori e le sue aree interne, l’Italia perderebbe una parte essenziale della sua identità e della sua forza.