EMILIA ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA

Quale futuro per la sanità pubblica universalistica?

Erika Angelini

BOLOGNA – Sanità pubblica, futuro dei Cau, difficoltà ad accedere alle prestazioni sanitarie e risorse per la non autosufficienza. Sono questi, in estrema sintesi, i temi trattati lo scorso 4 giugno nel corso dell’incontro tra i rappresentanti dell’Anp regionale e l’Assessore regionale alla Salute, Massimo Fabi. All’appuntamento erano presenti: il presidente regionale Anp Pierino Liverani, il presidente regionale Cia Stefano Francia, la presidente di Donne in Campo ER, Miriana Onofri e Martina Codeluppi, presidente di Agia ER.

Durante l’incontro è emersa chiaramente la posizione dei pensionati Cia, sottolineata nel corso della sua relazione introduttiva da Pierino Liverani: “La sanità pubblica universalistica non è un semplice servizio, ma un fondamentale diritto sociale per tutti, tutelato dalla Costituzione e un bene comune prezioso da difendere “ad ogni costo”. L’associazione, infatti, si impegna da sempre affinché ogni cittadino abbia accesso alle cure, indipendentemente dalla propria condizione e punta su prevenzione e invecchiamento attivo, basandosi sull’assunto che: “costa meno curare e salvaguardare una persona sana che una malata”.

Incontro tra Anp Emilia Romagna e l’Assessore regionale alla Salute Massimo Fabi

Tra le criticità maggiori evidenziate, l’Anp ha posto l’accento sul sottofinanziamento cronico del Servizio sanitario nazionale da parte dei governi centrali. 

“Le risorse stanziate – ha continuato Liverani – seppur aumentate rispetto al 2024, sono insufficienti a coprire l’inflazione, con un rapporto al Prodotto interno lordo (PIL) fermo al 6% a fronte di un fabbisogno stimato del 7-8%. Un’altra grave problematica riguarda l’allungamento esponenziale delle liste d’attesa per le visite specialistiche, una situazione che spinge i cittadini verso il privato e permette ai medici di concentrare lì le proprie attività, trovando rapido accesso dove il pubblico offre tempi non certi. Ciò è particolarmente penalizzante per i circa 5-6 milioni di cittadini italiani che, per motivi economici, sono costretti a rinunciare alle cure. Le difficoltà riguardano: la carenza di medici e operatori sanitari; la carenza di servizi sociosanitari nelle aree interne e montane, dove i medici di base sono sempre meno. Anche la recente introduzione dei nuovi ticket sui farmaci ha suscitato perplessità, portando a interrogarsi sull’efficacia di tali misure per sostenere la sanità pubblica regionale di fronte ai tagli nazionali”.

L’assessore Massimo Fabi, nel corso del dibattito, ha riconosciuto il problema del sottofinanziamento del sistema sanitario nazionale e ha spiegato: “La Regione Emilia Romagna ha adottato una strategia volta a incrementare le entrate per salvaguardare la qualità dei servizi, evitando tagli orizzontali, che arriveranno non solo dai ticket sui farmaci – che genereranno circa 50 milioni annui – ma anche da aumenti dell’addizionale Irpef, dell’Irap e del bollo auto. 

Queste fonti, a regime, garantiranno 380 milioni di euro, di cui circa 200 milioni andranno per coprire il disavanzo strutturale del servizio sanitario regionale”. 

Fabi ha poi evidenziato: “Una delle questioni prioritarie è la gestione della non autosufficienza, soprattutto tra la popolazione anziana. Il 12 % delle persone che oggi sono ricoverate in ospedale dovrebbero essere in strutture dedicate o usufruire di servizi socioassistenziali, ma non è possibile trovare un’altra collocazione adeguata. Per questo, 135 milioni di euro delle nuove entrate saranno destinati al fondo regionale per la non autosufficienza, per potenziare posti letto in strutture residenziali, centri diurni e per l’assistenza domiciliare. Ulteriori risorse saranno impiegate per la protezione del territorio e per migliorare i trasporti pubblici, facilitando l’accesso ai luoghi di cura. 

L’assessore ha poi ribadito che, nonostante gli sforzi regionali, la sostenibilità a lungo termine del sistema sanitario è a rischio senza un adeguato finanziamento nazionale: “L’anno scorso 4,5 milioni di persone non hanno potuto accedere alle cure a causa di costi o lunghe attese, ma nonostante le difficoltà, la Regione Emilia Romagna è quella che eroga il maggior numero di prestazioni di specialistica ambulatoriale, anche attraverso il privato accreditato, che opera all’interno del sistema pubblico. Anche sui Cau, l’assessore è stato chiaro: “Sono uno strumento che funziona, non è nostra intenzione chiuderli ma solo riorganizzarli per continuare ad alleggerire il carico dei pronto soccorso”.

Anp Emilia Romagna, Massimo Fabi, sanità

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